martedì 26 ottobre 2010

Se non sei stato addestrato da Pai Mei, sono cazzi tuoi.


Quando, nel secondo volume di Kill Bill, Beatrix Kido veniva chiusa in una bara e sepolta viva, riusciva a cavarsela in quattro e quattr'otto grazie al suo addestramento. Ma se lo stesso accade ad un comune camionista, interpretato da Ryan Reynolds, che ha con sé solo un cellulare, uno zippo e una penna, allora le cose si mettono male. 

Nato come film indipendente diretto dallo spagnolo Rodrigo Cortès, non è il capolavoro di cui si dice ma è comunque un'opera notevole, soprattutto dal punto di vista tecnico. Il film è girato tutto all'interno della bara, eppure il regista riesce a dare dinamismo agli eventi con continui spostamenti di camera e ricorre a differenti espedienti, come la fiammella dello zippo o il display del cellulare, per conferire, di volta in volta, un'illuminazione differente. 

I 94 minuti chiusi in un ambiente angusto, dunque, non pesano affatto, il che, però, contribuisce anche a perdere parte dell'oppressione claustrofobica subita dal protagonista. La lotta per la sopravvivenza è abbastanza serrata e si lascia seguire con piacere, nonostante spuntino qua e là trovate un tantino pretestuose e gratuite, per quanto giustificabili trattandosi di un film d'intrattenimento. 

Convincenti i dialoghi al telefono con varie agenzie governative, parenti, datori di lavoro e sequestratori che fanno emergere tutto il cinismo, l'egoismo, l'incomunicabilità e le differenze culturali che dividono gli esseri umani. Stucchevole la solita retorica sulla guerra in Iraq. 

Bello il finale, per quanto possa disattendere le aspettative del pubblico.


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