domenica 5 dicembre 2010

I capelli di Rapunzel sono come gli asciugoni Regina. Non finiscono mai.


Dopo La Principessa e il Ranocchio, la Disney sta riprendendo il vizio delle favole classiche in salsa musical con eroine femminili. Stavolta tocca a Rapunzel, la principessa che racchiude nei suoi capelli il potere di donare l'eterna giovinezza a chi le sta vicino. Così, una vecchia sderenata la rapisce ancora neonata, la chiude in una torre e ne sfrutta i poteri facendole credere di essere sua madre. 

E Rapunzel viene su benino. Ah, sì. I capelli, che in fin dei conti sono ossigenati, le diventano talmente lunghi e resistenti da usarli come fune, lazo, frusta, liana, nastro adesivo, strofinaccio per la polvere e carta igienica. Per non parlare di quei tremila, tremilacinquecento euro che deve spendere ogni mese di antiforfora. 

Oltretutto, la ragazza parla con un camaleonte che è parecchio più intelligente di lei, si dà le padellate in faccia da sola e scambia un diadema per un braccialetto. Insomma, al confronto, una velina sembra Rita Levi Montalcini. Un giorno, tanto per cambiare, le padellate le tira in testa ad un imbranatissimo ladro e decide di fuggire con lui. 

Scherzi a parte, pur non trattandosi di un film Pixar, l'impronta produttiva di Lasseter si sente e, nonostante l'inevitabile buonismo e il lieto fine d'obbligo, la pellicola è molto dinamica, punteggiata da gag esilaranti e dialoghi vivaci. I personaggi sono spassosi e ben delineati. 

L'animazione è dettagliatissima, soprattutto nelle espressioni facciali dei personaggi, e il 3-D è spettacolare e coinvolgente. Unico neo, le canzoni e i numeri musicali che hanno ormai fatto il loro tempo. L'epoca de I sogni son desideri e Andiamo a lavorar ormai è conclusa. 

Tutto sommato, un gioiellino. Se avete dei bambini, portateli di corsa a vederlo. 

Morale della favola? 

Agli uomini piacciono le bionde e poi sposano le brune.


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