martedì 28 maggio 2013

Dylan Dog e Rrobe: il male e la cura


Roberto Recchioni ha fatto ammalare Dylan Dog e adesso lo deve curare.

E sono cazzi suoi.

Eh, sì. Il buon Rrobe ha scritto Mater Morbi, la più bella storia di Dyd degli ultimi anni, nella quale l'Indagatore dell'Incubo cade preda di una misteriosa malattia che nessuno sa curare. E adesso Rrobe deve trovare una cura all'emorragia di lettori della testata nella speranza che non diventi anche questo un caso di accanimento terapeutico.




Per quel che mi riguarda, la nomina di Rrobe è la cosa migliore che potesse accadere da quando Gliviuccia è stata messa al mondo. Ed è un cerchio che si chiude. Ha vent'anni di  esperienza nel campo del fumetto ma io l'ho conosciuto solo quando ha iniziato a sceneggiare Dyd. Ha esordito con Fuori tempo massimo, una storia breve pubblicata sul primo Color Fest nella quale un mostro stile anni '70/'80 scopre di essere anacronistico. L'ho trovata bella e malinconica oltre che un buon esercizio di metanarrativa. Ma soprattutto è un racconto dal quale si evince già l'approccio e la filosofia di Rrobe nei confronti del personaggio. Il genere horror va tenuto aggiornato. Dyd va tenuto aggiornato. Per quanto tanti lettori nostalgici (e che non capiscono una cippa) chiedano di tornare alle storie e alle atmosfere di quegli anni lì.


Rrobe ha esordito sulla serie regolare con Il Modulo A38 che cita Le Dodici Fatiche di Asterix. Parimenti al piccolo gallo, Dyd deve sfuggire ad un allucinante sistema burocratico. Notevole. Anche se, ad una prima lettura, mi dava la sensazione che l'autore fosse uno sborone cacasenno che vuol far vedere di saperne di entropia, metafisica, fisica quantistica e quelle cose lì. Ma era solo una sensazione. 

In seguito ne ho avuto la certezza.


Alla fine del 2009 è uscito Mater Morbi, che la Bao ha appena ristampato in cartonato extrafigus. 


L'ho recensito nel qui.

Dopo quell'autentico gol in rovesciata di Rrobe, mi sono incuriosito, mi sono messo alla ricerca  dei suoi altri lavori e sono finito sul suo blog. La prima cosa che mi è capitato di leggere è stata la recensione de Il Cavaliere Oscuro, per quel che mi riguarda il film più importante degli ultimi 174.523 anni. Non posterò qui la rece di Rrobe perché il solo ricordo mi strappa tutte le pellicine dal corpo. Nel massimo rispetto della sua opinione e della sua levatura intellettuale e apprezzando la chiarezza espositiva della sua dotta analisi critica, mi son detto: "Questo è un povero stronzo." 

Ma tipo che se l'avessi avuto di fronte in quel momento gli avrei tirato una bastonata forte sulle falangette.

Perdonalo, Gesù Christopher, egli non sa quello che dice.

Continuando a leggere le minchionerie del suo blog, però, ho trovato un pezzo nel quale afferma: "Per me viene prima il come e poi il cosa."

Esattamente il mio opposto (e l'opposto pure di Leo Ortolani). Dammi una bella storia, con personaggi scritti bene e tematiche sviluppate a dovere e me ne sbatto se la regia è scrausa e gli effetti visivi sono una zozzeria.

Da questo punto di vista, io e Rrobe siamo abbastanza complementari e ci troviamo d'accordo sui film che conciliano contenuti ed estetica. Tipo 'sta robetta qui:


Certo, poi ogni tanto sbarella e se ne esce che gli piace una roba tipo Il Cacciatore di Giganti che è una rottura di duecoglioni micidiale e pure brutto visivamente. Qualche altra volta invece rinsavisce, come quando ha fatto marcia indietro su The Avengers.

Ad ogni modo, la maggior empatia con Rrobe la sento sul piano delle vicissitudini sanitarie. I nostri sono casi diversi. Come ogni buon nerd che si rispetti, sono stato un bambino asmatico. Da adolescente sono finito tre volte sotto i ferri tradito dai miei polmoni e so cosa significa starsene intubato in una camera asettica a fissare l'orologio sul muro che è una macchia sfocata perché non è permesso tenere gli occhiali. Il tempo scorre lentamente. La maschera sul viso ti spara tanto di quell'ossigeno nel cervello da causarti allucinazioni e l'orologio sfocato si trasforma in un occhio che ti guarda a sua volta e s'annoia pure lui.



Io ho superato i miei guai. Spero ci riesca anche Rrobe. Anche se forse non sarebbe più lui. Un po' come Bruce Wayne alla fine di The Dark Knight Rises.

Ho cominciato a recuperare John Doe. Al momento sono all'inizio della Terza Stagione (eh, c'ho avuto da fare). Qui diventa complicato. Servirebbe scrivere minimo un post per ogni stagione della serie e forse lo farò. Intanto guardatevi questo:


Capito?

Quel giorno lì, Rrobe è schiattato davvero. Che lui alla metanarrativa ci crede proprio un casino.

E intanto mi son letto pure David Murphy 911


La recensione nel qui.

Poi Asso, l'alter ego di carta di Rrobe. 


Nel qui.

La Redenzione del Samurai (che mi sono fatto autografare. Se il valore dell'albo aumenta ogni volta che Rrobe muore, la mia vecchiaia è assicurata). 


Nel qui.

Di recente ho letto anche un suo racconto in prosa pubblicato qui.



E sapete una cosa?

Rrobe è un grande scrittore.

Di fumetti.

E quelli deve continuare a fare.

Io e Rrobe abbiamo cominciato a frequentarci alle anteprime stampa e l'ho conosciuto molto meglio. Ricordo in particolare quella di 007 - Skyfall, che c'avevo il febbrone perché avevo appena incontrato Gliviuccia e i miei anticorpi sono rimasti con lei. Chiamali fessi. 

In sala, prima che cominciasse il film, io mi soffiavo il naso e Rrobe parlava. 

Io tossivo e Rrobe parlava.

Io c'avevo le allucinazioni e Rrobe parlava.

Io ho sputato una roba gialla talmente densa che mi ha chiamato "Mamma!" E Rrobe parlava.

Non che mi dispiacesse, eh. 

Mi fa piacere sentire le sue opinioni. 

E non mi dispiace nemmeno che sia logorroico.

Solo che non mi ricordo un cazzo di quello che m'ha detto.

Poi, all'anteprima di Django Unchained, ho assistito dal vivo all'esplosione del suo anticonformismo cinematografico. Che alla fine del film stavano tutti così:


Lui stava così:



Una volta, su FB, ha scritto: "Faccio paura alla gente. Perché?"

Non lo so, Robe'





fa' un po' te.

Ora dovrei dirvi che tipo è il vero Roberto Recchioni, ma non ve lo dico sennò distruggo il mito della rockstar del fumetto italiano.

Sì, però lui dice sempre che i miti bisogna distruggerli.

Sì, però lui ha usato l'immagine di Gliviuccia a scopo d'exploitation.

Sì, però gli è piaciuto Iron Man 3.

Sì, però è romanista. (E poi dici che ti senti male, Robe'. Te le cerchi.)

Sì, però ha scritto quella recensione lì del Cavaliere Oscuro.

Sapete una cosa?

Rrobe è un ragazzino nel corpo pelleossuto di un adulto che ha bisogno che il resto del mondo gli dia pacche sulle spalle per dargli sicurezza. Come me del resto. 

Solo che lui non ne avrebbe alcun bisogno.

Per dire.

Incontra le pornostar


e la rockstar pare un ragazzino col SuperSantos.

E poi è innamorato. Dovreste vederlo. Paro io dopo aver visto la scena finale di Tron Legacy. Che una volta m'ha detto: "Se M.R. mi lascia mi verrebbe un carattere tremendo." 

Ma no! 

Rrobe con un carattere tremendo? 

Non riesco proprio a immaginarmelo. 

C'ha mica mai avuto un caratteraccio Rrobe? 

Non mi pare.

Fino all'altroieri lanciava le bombe a mano, altro che cazzi. Poi ha visto la Madonna ed è diventato un agnellino.

Vabbé, 'nsomma, adesso gli tocca 'sta patata bollente. 

Quando ho saputo la notizia, sono stato felice per lui ma ho pensato che sarebbe stato versato del sangue. Sceneggiatori al lavoro sulla serie da parecchi anni che devono rispondere sissignore all'ultimo arrivato? E l'ultimo arrivato è pure più giovane di parecchi di loro? Con la personalità forte e le idee radicali di Rrobe (che condivido appieno)?

Ho temuto che sarebbe successa una cosa del genere:



Invece Rrobe ha smentito i miei timori. Ieri ha varato la pagina ufficiale di Dylan Dog su FB e ha pubblicato il messaggio agli sceneggiatori della serie:


APPUNTI DI SCRITTURA 

- primo contatto -



Premessa importante: non è mia intenzione, o intenzione di Tiziano Sclavi, o intenzione della Sergio Bonelli Editore, venire a insegnarvi come si scrive.
Siete tutti professionisti, siete tutti in forze alla seconda testata a fumetti più venduta d'Italia e questo, oltre che un onore, è un attestato di qualità.

Le note che troverete qui di seguito hanno solo lo scopo di indicarvi in che maniera ci piacerebbe vedere concepite e scritte le storie dell'Indagatore dell'Incubo, nell'ottica di riportare il personaggio al dinamismo degli esordi.

Prendetele come un un invito, un suggerimento e una direzione generale.
Non prendetele come dei dogmi inviolabili.
Di tutto si può discutere e parlare. Su tutto ci si può confrontare.
Anzi, siete invitati a mettere in discussione tutto e a proporre il vostro punto di vista.

E questo ci porta al primo punto:

OSATE

Non abbiate paura di mandare soggetti coraggiosi e rischiosi. Il peggio che possa succedere è che vi si dica di no. Non è un dramma e non è una cosa che comprometterà in alcun modo la stima e il rispetto che proviamo per voi. 
Nella peggiore delle ipotesi, perderemo del tempo. Nella migliore, avremo modo di realizzare storie interessanti ed emozionanti. 
Non basatevi su quello che oggi sapete sulla Sergio Bonelli Editore. Su quello che si può fare e su quello che non si può fare. Ci sono cose che si possono fare e cose che non si possono fare? Sì e no. Ci sono argomenti molto spinosi che richiederebbero un lavoro estremamente complesso per poter essere trattati nel contesto di una testata a tiratura nazionale e dall'indole popolare e che rischierebbero di perdere d'efficacia in quel contesto (penso a cose come pedofilia, la violenza sui bambini, devianze sessuali particolarmente estreme e cose di questo tipo) e che, proprio per questo, forse varrebbe la pena di evitare. Ma se avete in mente la storia scomoda della vostra vita e avete anche in mente la maniera giusta in cui raccontarla, non fatevi spaventare da questo. 

Proponetela. Confrontiamoci. Litighiamo, se necessario. 
Non sono il tipo da confondere una discussione creativa con qualcosa di personale o professionale.
Dylan Dog è un personaggio che vive quando si rischia qualcosa.
Di gialletti senz'anima anche se fatti con mestiere, di storielle anemiche, di raccontini rassicuranti non sappiamo cosa farcene.

Tex è un personaggio che deve rassicurare il lettore e dargli delle risposte.
E va benissimo così perché quella è la sua natura e quello è il segreto del suo successo.

Dylan Dog è un personaggio che il lettore lo deve inquietare. Lo deve fare sentire a disagio. Lo deve mettere scomodo. 
Dylan è un personaggio che fa le domande. Le risposte non gli competono e non gli devono competere. 
Non dobbiamo rassicurare nessuno. Dobbiamo emozionare. Spaventare. Fare ridere. Disgustare. Dobbiamo dare tutto al lettore e poi toglierglielo, lasciandolo a implorare di averne ancora. 

Se un soggetto non vi diverte, o non vi coinvolge, o non vi costa nulla, o non vi commuove, o non vi esalta... ecco, in quel caso, e solo in quello, non mandatelo neppure.
Il professionismo non basta. Ci vuole il cuore. E magari anche qualche goccia di sangue.


Neanche mi avesse letto nel pensiero.

Dylan Dog è il fumetto italiano più importante della mia adolescenza tanto quanto Topolino lo è stato per la mia infanzia. Ho smesso da poco di collezionare Dylan Dog perché mi sono stufato di quelle "storielle anemiche" che ci vengono propinate tutti i mesi. Mi sono ripromesso di continuare ad acquistare solo le storie di due autori. Uno è appunto Rrobe, l'altro non ve lo dico.

La sfida che lancio a Roberto è dunque questa: convincermi a ricominciare a comprare Dylan Dog tutti i mesi.

Fare, Rrobe. O non fare. Non c'è provare.

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