Tim Burton è sempre stato uno dei miei registi preferiti in assoluto. Nel giro di pochi anni, azzeccò un filotto come Beetlejuice - Batman - Edward Mani di Forbice - Batman Returns (che ho svalutato drasticamente in seguito) - Nightmare before Christmas - Ed Wood - Mars Attacks (un po' sopravvalutato forse) e Il Mistero di Sleepy Hollow. Difficile che un adolescente amante delle favole gotiche o semplicemente del buon cinema non ne diventasse seguace accanito.
Poi sono cominciati gli alti e bassi, remake brutti e inutili, musical che non avrebbero mai dovuto vedere la luce e Big Fish è stato un capolavoro incompreso. Unici acuti come co-regista de La sposa cadavere e produttore di 9.
Ora arriva questa trasposizione del testo di Lewis Carroll che desiderava fare da tempo. Il suo adattamento è chiaro. Alice torna nel Paese delle Meraviglie a 19 anni, ma non è più il mondo sregolato e allegro scaturito dalla fantasia di una bambina spensierata, è un regno in conflitto che riflette i drammi interiori di una ragazza ribelle, anticonformista e, per quel che mi riguarda, parecchio simpatica, che ci dimostra come genio e follia, spesso e volentieri, vadano di pari passo.
Fin qui ci posso stare.
Il problema del film è uno soltanto: è di una noia mortale.
Trasformato in un fantasy più scontato e stucchevole de Le Cronache di Narnia, i personaggi perdono gran parte della loro eccentricità trasformandosi nelle pedine di un'avventura senza mordente. Alice diventa una paladina con tanto di armatura, spada e drago da combattere, il Cappellaio Matto è il suo Aragorn armato di cappello volante, Pinco Panco e Panco Pinco i Merry e Pipino della situazione, la Regina Bianca una strega buona in stile Galadriel.
Non diverte. Non esalta. Comunica poco e dopo cinque minuti di dialoghi tanto folli quanto sterili, scene d'azione trite e ritrite e situazioni poco interessanti, non se ne può già più. Intendiamoci, non fa schifo come Il Pianeta delle Scimmie o Sweeney Todd ma Tim Burton fatica a ritrovare la sua moltezza, i giorni gioigloriosi sono lontani e c'è poco da deliranzare.
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