mercoledì 12 maggio 2010

Il Gladiatore che diventò un fuorilegge


Si sentiva davvero il bisogno dell'ennesimo film su Robin Hood? No, e Ridley Scott lo sapeva benissimo. Per questo ha corso il rischio di raccontare la storia in modo completamente nuovo realizzando quello che in fin dei conti è un prequel della leggenda che tutti conosciamo. 

L'ormai fidatissimo Russell Crowe, alla sua quinta collaborazione con il regista, veste i panni di un eroe umanissimo, un crociato disincantato, scaltro, coraggioso, apparentemente mascalzone ma profondamente nobile, che desidera solo tornare in patria dopo dieci anni di 
battaglie. 

Dopo la morte di Re Riccardo in guerra, una serie di vicissitudini fortunose porteranno lui e i suoi compagni, tra cui l'inseparabile Little John, a Nottingham. Per mantenere una promessa, Robin si trova costretto a prendere il posto del defunto commilitone Robert Loxley, figlio di Sir Walter, un immortale Max Von Sydow, e marito di Marian, una superba e tostissima Cate Blanchett. 

Nel frattempo, l'Inghilterra viene dilaniata dalle scorrerie del mercenario doppiogiochista sir Godfrey, reso mirabilmente dal cranio calvo di Mark Strong, sguinzagliato dall'inetto principe Giovanni che ha il volto eternamente fanciullesco dell'eccezionale Oscar Isaac, già sorprendente in AgoràCon la minaccia incombente dell'esercito francese, unica figura davvero carismatica e degna nella corte inglese è quella del maresciallo William (Hurt). 

Il film procede a ritmo sostenuto, a tratti esaltante, ricco di idee, percorso interamente da una venatura ironica e romantica. I personaggi sono accattivanti, le battaglie mastodontiche e dettagliatissime come solo Ridley Scott sa girarle. Epica la colonna sonora di Marc Streitenfeld, pupillo di Hans Zimmer. 

Punto debole del film, la parte centrale, in cui ci si dilunga troppo ed inutilmente sull'aspetto intimo e sentimentale del protagonista perdendo di vista il lato più eroico ed avventuroso. 

Poteva essere un capolavoro. E' un gran bel film.


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