martedì 22 giugno 2010

"C'era un tempo il cui mondo era immerso nell'oscurità..."


Mi fanno incazzare quei critici che usano il termine "fumettone" in tono dispregiativo, riferendosi perlopiù a giocattoloni cinematografici idioti e kitsch, come se il fumetto fosse il paradigma della boiata colossale. Per quel che mi riguarda, dare del fumettone ad un film equivale ad un grosso complimento che questo Solomon Kane merita solo in parte. 

Personaggio letterario creato dal grandissimo Robert E. Howard (il creatore di Conan), e trasposto proprio a fumetti dalla Marvel, Solomon Kane è uno spietato guerriero del XVI secolo le cui gesta efferate gli hanno garantito la dannazione eterna. Per salvare la sua anima, decide di rinunciare ai suoi averi e ritirarsi in un monastero ma sarà costretto a tornare a versare sangue quando i demoni inizieranno a perseguitare coloro che lo circondano. 

Affascinante incrocio tra l'Aragorn di Viggo Mortensen e il Van Helsing di Hugh Jackman, dotato di una resistenza fisica fuori del comune, la sua tormentata condizione errante e il passato burrascoso lo pongono in rapporto conflittuale con Dio di cui si ritiene strumento portatore di giustizia. 

La storia, semplice ma non banale, nonostante gli evidenti limiti di sceneggiatura, decolla dopo un avvio stentato, segnato da effetti digitali realizzati in palese economia e relegati saggiamente solo nel prologo e nel finale del film. 

La pellicola dà il suo meglio ed infligge un buon numero di pugni nello stomaco nella parte centrale, cruda, violenta, adulta. Encomiabili le scenografie, i costumi e gli effetti horror-splatter del tutto artigianali che omaggiano più o meno esplicitamente Il Signore degli Anelli ed Evil Dead

La presenza dell'eterno Max Von Sydow nel ruolo del padre di Solomon contribuisce a nobilitare un film che, con una produzione più robusta alle spalle, poteva essere davvero importante. 

Comunque mi va di vedere il bicchiere mezzo pieno, anche perché mi ha fatto venir voglia di recuperare la serie di romanzi di Howard. E questo è sicuramente il più gran pregio che la pellicola potesse avere.


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