mercoledì 7 luglio 2010

Gli orsacchiotti sono proprio dei gran bastardi.


Anche se non utilizziamo più i nostri giocattoli da tanto tempo, quando arriva quel momento inevitabile in cui dobbiamo separarcene veniamo colti da una profonda malinconia. Soprattutto quando ci troviamo tra le mani, per l'ultima volta, il giocattolo a cui siamo più affezionati, quel compagno che ci ha fatto vivere tante splendide avventure durante la nostra infanzia. 

É proprio questa la corda, il nervo, l'emozione da cui parte questo capitolo conclusivo della trilogia di Toy Story per sviluppare la tematica dell'abbandono (già affrontata in Bolt, Disney ma non Pixar) sotto molti aspetti differenti. Andy sta per andare al college e decide di riporre i suoi giocattoli in soffitta. 

Per una serie di eventi fortunosi, però, Woody, Buzz e compagnia finiscono in un asilo dove devono subire le angherie dei "nonni" guidati dall'orsacchiotto Lotso e costretti ad essere "torturati" da bambini troppo piccoli. Da qui il piano di fuga, situazione che ricorda forse un po' troppo i pesciolini che devono evadere dall'acquario in Alla ricerca di Nemo

Dopo Wall-E e Up, Lasseter e soci ci regalano un altro gioiello dimostrando una volta ancora il coraggio di infondere un sapore agrodolce alla storia, sicuramente più matura dei primi due capitoli e di tanti prodotti Disney del passato. 

É un film geniale, serratissimo, esilarante, ricco di gag e di personaggi accattivanti. A proposito, non avrete mai visto un Ken così effeminato ed una Barbie così cazzuta. Maliziosissima e per i più grandicelli la scena in cui Mr. Potato-Head prende le sembianze di una zucchina con evidente compiacimento della moglie. 

Tutta la sequenza finale d'azione è addirittura epica con tanto di citazione da Il ritorno dello Jedi

Epilogo dapprima toccante, poi commovente, infine strappalacrime. 

Bellissimo anche in 2-D. In 3-D è meglio. 

Ah, la vera anima comica del film è Buster.


Peccato che abbia una scena sola.


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