lunedì 24 gennaio 2011

Between a rock and a hard place.


Letteralmente Tra una roccia e un posto duro, è il titolo del libro scritto dall'alpinista statunitense Aron Ralston in cui racconta la sua incredibile vicenda e dal quale è tratto questo nuovo film di Danny Boyle, premio Oscar per The Millionaire e regista, tra gli altri, di 28 Giorni Dopo e Trainspotting

Nel 2003, durante un'escursione solitaria al Canyonlands National Park nello Utah, Ralston precipitò in un crepaccio con un braccio bloccato da una roccia e vi rimase intrappolato per cinque giorni. Come avrete capito siamo dalle parti di film come Buried, World Trade Center o, per chi lo avesse letto, Il Gioco di Gerald di Stephen King. 

Ralston è interpretato da uno strepitoso James Franco e il film è stato girato proprio sui luoghi in cui sono avvenuti i fatti. Boyle si dimostra geniale fin dal titolo. Sappiamo già dall'inizio che la prigionia del protagonista durerà 127 ore e man mano che la fine si avvicina sale la tensione per la sua sorte. 

La lunghissima e dolorosa lotta di Ralston per la sopravvivenza è fatta di ingegno e forza di volontà ma deve vedersela soprattutto con la solitudine, con pensieri, ricordi e riflessioni sulla propria vita che il regista mostra sullo schermo attraverso vari espedienti componendo un mosaico che porterà il protagonista ad una nuova consapevolezza di sé e del suo destino. 

Franco sostiene il personaggio in modo perfetto, sentito, tratteggiandone benissimo l'autoironia e regalando alcune perle di altissima recitazione. L'epilogo sarà il più temuto e doloroso, rappresentato con una tale estrema crudezza da far digrignare i denti allo spettatore.

Non sarà il miglior film di Boyle e sta già spezzando in due la critica ma a me è piaciuto. Trascina fino alla fine, non è mai banale, è introspettivo in modo molto intelligente e il tema sull'essere umano padrone del proprio destino è sviluppato in maniera avvincente. 

Inoltre mi ha fatto venir voglia di leggere il libro di Ralston, una vicenda che, al di là del valore del film, merita comunque di essere conosciuta.

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