lunedì 10 gennaio 2011

"Se inventavo io Facebook, una regola avrei messa: niente foto sul profilo se sei cessa."


Quelli che mi conoscono bene si staranno chiedendo: perché sei andato a vedere prima il film di Checco Zalone quando nelle sale c'è il nuovo film di Eastwood e Tamara Drewe, tratto da un fumetto? 

Perché, una volta tanto, in casa nostra abbiamo un fottuto genio. 

Ce l'aveva già dimostrato nei suoi exploits televisivi. Ha sfondato col primo film, che non ho ancora avuto modo di vedere, e sta sbancando il botteghino con questo secondo, ricevendo il plebiscito di critica e pubblico. 

La storia è semplice. Il nostro eroe, con una serie di raccomandazioni, riesce a farsi assumere come agente di vigilanza al Duomo di Milano. Qui conosce Farah, una bella ragazza musulmana che sta complottando un attentato con suo fratello e alcuni complici. 

I risvolti sono abbastanza scontati ma il film è un assoluto capolavoro che mette alla berlina i malcostumi della nostra società di cui il protagonista è un esatto riflesso conciliando una volenterosa apertura mentale con una radicata ignoranza. 

Sorretta da un ottimo cast, nel quale spiccano Rocco Papaleo, Ivano Marescotti e Tullio Solenghi, la pellicola è costellata di battute e gag geniali che denotano un'arguzia inimitabile e Zalone non risulta volgare neanche quando lo è, confermandosi vero rivoluzionario della comicità nostrana. 

Tra i momenti memorabili, la cena della famiglia di Checco con i musulmani, il furto del quadro di Santa Teresa e una gag con la nonna addormentata che vale da sola il prezzo del biglietto. Il tutto sottolineato da un paio delle solite perle canore politicamente scorrette del comico pugliese. 

Imperdibile.

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